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5 per mille, le tre sfide per il futuro

Partendo dall'evidenza che per ogni italiano che firma per il 5 per mille ce n'è almeno un altro che non firma, quali sono le principali sfide da affrontare per il futuro? Comunicazione, trasparenza e cambiamenti legislativi: in tre videointerviste ne parlano Cosimo Finzi (direttore di Astra Ricerche), Vanessa Pallucchi (portavoce Forum Terzo Settore) e Gabriele Sepio (segretario generale di Terzjus)

di Sara De Carli

Comunicazione, trasparenza, legislazione: sono queste tre sfide che ancora attendono il 5 per mille, anche dopo una storia che inizia a diventare importante e dopo più di 7,5 miliardi di euro destinati dagli italiani (il dato comprende le risorse destinate con la dichiarazione dei redditi 2022, i cui risultati sono stati pubblicati ieri dall’Agenzia delle Entrate).

VITA ha realizzato una campagna informativa sul 5 per mille, che mette al centro il cittadino e l'importanza della sua firma per lasciare il segno nell'ambito che ciascuno sente più vicino: la ricerca di una cura, l'educazione, l'ambiente, l'accoglienza… Un gesto che non costa nulla ma che fa la differenza, tanto che "se non firmi, ci perdi tu". Partendo dall'evidenza che per ogni italiano che firma per il 5 per mille ce n'è almeno un altro che non firma, abbiamo individuato quella dell'informazione come la prima grande sfida da affrontare, benché praticamente tutti gli italiani abbiano sentito parlare del 5 per mille. Accanto c'è il tema della trasparenza e della possibilità o meno di arrivare un giorno a ringraziare il singolo contribuente, così che il 5 per mille diventi un momento di una relazione.

Su 5×1000.vita.it tre brevi videointerviste presentano queste sfide nella loro urgenza, con tre domande per ogni pillola.

La comunicazione
con Cosimo Finzi, direttore di Astra Ricerche

  1. Oggi gli italiani quanto conoscono il 5 per mille?
  2. È vero che molti italiani non hanno ancora chiaro che firmare per il 5 per mille non costa nulla e che non destinandolo non “ci si guadagna” nulla?
  3. Su cosa puntare per aumentare la conoscenza – e quindi le firme – del 5 per mille

«Il 98% degli italiani sa di cosa si tratta ma non hanno una conoscenza adeguata, per cui a volte decidono di non indicare un destinatario o non ricordano se lo hanno fatto. Solo il 41,5% degli italiani sa che è gratuito e solo il 34,7% sa che non è alternativo all'8 per mille», dice Finzi.

La trasparenza
con Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum del Terzo settore

  1. In cosa il 5 per mille ha fatto la differenza in questi anni?
  2. Una delle ragioni che frena gli italiani è la sfiducia sulla buona destinazione dei propri soldi: che garanzie di trasparenza può dare il Terzo settore?
  3. Come posso sapere come è stato usato il mio 5 per mille?

«Per le piccole e chi sta sul territorio c'è la fruizione diretta di un'iniziativa, un'attività. Come Forum abbiamo datto anche un'altra richiesta, rendere la possibilità di dare un consenso informato per rilasciare il proprio nominativo e informare un'organizzazione che un determinato controbuente ha dato il suo 5 per mille e lì può esserci anche un rapporto più diretto, dove c'è anche il resconto delle attività sostenute attarverso il 5 per mille. Bisogna dare la possibilità di un dialogo con le nostre organizzazioni. Questo rapporto dà il rapporto di fiducia», dice Vanessa Pallucchi.

La legislazione
con Gabriele Sepio, segretario generale di Terzjus

  1. Si va verso un unico elenco del 5 per mille?
  2. Quali consigli per le organizzazioni in questa fase transitoria?
  3. Per le organizzazioni sarebbe prezioso poter ringraziare una ad una le persone che hanno destinato loro il 5 per mille. A che punto siamo? Quali pro e contro?

«È un tema molto dibattuto, ci sono anche temi legati alla privacy perché in molti casi il contribuente potrebbe avere un rapporto di lavoro dipendente con l'ente di Terzo settore o con la Fondazione, immaginate la fondazione corportate», mette in guardia Sepio.


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