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Incontri

Calabria, sull’ambiente qui il Terzo settore ha fatto la differenza

Tre esperienze dimostrano che dalla società civile possono nascere innovazioni sul tema ambientale. Dalla cooperativa sociale di Carolei, Arcadinoè, che ha dato il via ad una rete di pulizia e bonifica di un tratto di argine del fiume Busento, all’associazione Rublanum, nata da un gruppo di amici di Rogliano, partiti dall’idea di riqualificare i quartieri del loro paese e che oggi propongono progetti di arte e rigenerazione urbana ampi e diffusi, fino all'osservatorio Nazionale Amianto

di Giulia Polito

Nuovo appuntamento a Cosenza di Fqts – Formazione Quadri Terzo Settore, il progetto di formazione per i dirigenti delle organizzazioni meridionali, promosso da Forum Terzo Settore e Centro servizi per il volontariato, realizzato con il sostegno della Fondazione Con il Sud, dedicato proprio alle tematiche dei territori e dell’ambiente.

Anzi, “degli ambienti”, come sottolinea subito Alessio di Addezio, della direzione nazionale di Legambiente, perché ogni territorio rappresenta un contesto a sé e necessita di azioni specifiche e mirate in base alle dinamiche presenti e alle criticità. «Grazie ad Fqts», prosegue di Addezio, «stiamo scoprendo, attraverso la voce dell’associazionismo territoriale, come la cittadinanza si muove per affrontare la questione ambientale». Nessuna soluzione, specifica di Addezio, solo riflessioni che nascono a partire dal racconto di esperienze molto diverse tra loro ma che messe insieme costituiscono parte della risposta alla domanda rispetto al ruolo del Terzo Settore nello sviluppo delle comunità e l’empowerment del territorio. «Una delle questioni centrali è l’applicazione della sostenibilità non solo ambientale ma anche economica e sociale. In questo senso è in atto un cambiamento: si sono sviluppate molte economie sane, elemento che dà una spinta propulsiva importante al Terzo Settore, maestro nel nostro Paese della transizione ecologica». 

Interpretare il cambiamento e individuare soluzioni civili. È lo sforzo che il tessuto associazionistico italiano compie da sempre, in virtù soprattutto della propria capacità creativa e vocazione sperimentale. La Calabria non fa eccezione. Ecco allora l’esperienza di una cooperativa sociale di Carolei, Arcadinoè, che nasce per lavorare sui progetti di inclusione delle persone con disabilità e che ha dato il via ad una rete di pulizia e bonifica di un tratto di argine del fiume Busento. «La nostra esperienza ci ha insegnato a tirar fuori il meglio di noi e degli altri. È stato naturale quindi provare a tirar fuori il meglio anche dal nostro territorio», racconta il presidente Alessandro Scazziota. «Ciò che noi consideriamo scarto può diventare risorsa. Abbiamo iniziato a ripulire il terreno e il fiume da soli, con semplicità, condividendo la nostra esperienza con altri». L’ultima azione di pulizia, resa possibile grazie anche alla collaborazione di Legambiente e Calabria Maceri, ha visto il recupero e lo smaltimento di 2.500 abbandonati nel fiume. «Oggi guardiamo insieme verso un obiettivo comune: restituire quel pezzo di terreno alla comunità facendone un parco sociale». 

C’è poi Ona – Osservatorio Nazionale Amianto, nato da un’idea e dall’esperienza professionale dell’ingegnere Giuseppe Infusini perché «quello dell’amianto è un problema che richiede conoscenza e consapevolezza». L’Italia, e in particolare la Calabria, ha riconosciuto tardi i rischi dell’amianto e le conseguenze dirette sulla salute pubblica. Questo ha fatto sì che non siano state adottate strategie adatte per tanti anni. «Dove c’è l’amianto», sintetizza Infusini, «insorgono malattie sospette, alcune delle quali non lasciano scampo». Così, oltre alla propria attività professione, l’ingegnere ha iniziato a portare avanti con l’Ona una massiccia campagna culturale e informativa che ha coinvolto soprattutto le scuole: «Scopo dell’educazione ambientale è favorire lo sviluppo personale degli studenti, in modo che crescendo loro possano contribuire allo sviluppo sostenibile della società. È un processo che si realizza attraverso la conoscenza del proprio territorio in termini ambientali, culturali, sociali ed economici». 

Il coinvolgimento dei giovani è un punto cruciale per ampliare la visione rispetto ai temi. L’associazione Rublanum, ad esempio, è nata da un gruppo di amici, ragazzi originari di Rogliano, partiti dall’idea di riqualificare i quartieri del loro paese e che oggi propongono progetti di arte e rigenerazione urbana ampi e diffusi. Come il progetto Gulìa Urbana, nato per valorizzare il tessuto urbano dei quartieri abbandonati all’incuria attraverso l’arte urbana. Gli artisti volontari, dopo aver individuato le zone di azione, si occupano della pulizia della zona e della realizzazione dei murales sulle facciate delle case. «Le opere sono il nostro lascito alle comunità che incontriamo», spiega Matteo Falbo. «Volevamo coltivare dove gli altri credono che non possa crescere nulla». Rublanum dimostra che la cura dell’ambiente passa anche dalla bellezza, intesa come valore intorno al quale fare comunità. «Implementare la bellezza vuol dire insegnare alle persone a prendersi cura dei luoghi che abitano, generando così legami e ricostruendo il tessuto connettivo delle comunità». 

Fqts nasce con l’obiettivo di rafforzare gli Enti di Terzo Settore potenziandone la capacità di intervento sui territori, con particolare riferimento alle regioni del Sud Italia, promuovendo la costruzione di reti, lo sviluppo della fiducia tra i soggetti coinvolti e valorizzando le competenze dei loro dirigenti. «La sfida», spiega Mauro Giannelli, «è stata quella di riportare l’evento formativo ad una dimensione più territoriale perché sono le persone che abitano i territori a riuscire a trasformare ciò che noi teorizziamo in buone pratiche e azioni vincenti». Fqts è un’occasione utile anche per individuare e intervenire con efficacia sulle criticità. Tra queste, come sintetizzato dal portavoce del Fts di Cosenza Francesco Cosentini, è «la comunicazione tra noi, centri di servizio, forum ed Ets del territorio che va migliorata per far sì che tutte le organizzazioni si sentano coinvolti dal Forum e sentano di appartenervi». Così la capacità di fare rete: «Non è pensabile costruire reti finalizzate ad un progetto specifico. Dobbiamo imparare ad ascoltare la voce del territorio e fare rete intorno ai bisogni delle nostre comunità di riferimento».